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La parola del mese: 'Maddalena'

15 luglio 2016

Certamente la scelta di dedicare lo spazio di questo mese al nome "Maddalena" potrà suscitare stupore in molti. Tuttavia, con altrettanta certezza, i patoisant di alcune località della Bassa Valle d'Aosta ci si ritroveranno perfettamente.

"Maddalena" o, per meglio dire, Madèlén-a (Arnad), Maddalèina (Champorcher)[1], Madelèn-a (Hône)[2] sono, infatti, denominazioni usate per indicare il mese di luglio. E quelli della Valle d'Aosta non sono casi isolati. Designazioni simili si trovano in altre zone. In area provenzale, ad esempio, troviamo mes de la Madalèna (Nizza) e Madalena (Alpi Marittime) con lo stesso significato.[3]

Sappiamo che proprio il 22 di luglio cade la festa di santa Maria Maddalena. Ma quali sono le ragioni del successo del culto per questa santa, tali da giustificare addirittura la dedica di un intero mese? Per cercare di comprenderle, sarà necessario ripercorrere brevemente la sua storia, tutt'altro che semplice... La santa in questione, infatti, è stata al centro di equivoci e scambi d'identità!

Secondo il racconto evangelico, Maria Maddalena, o di Magdala (in Galilea), posseduta da sette demoni, fu guarita da Gesù. Da quel momento, divenne sua discepola e lo seguì fino a Gerusalemme, assistendo alla sua crocifissione.[4]

Ma a questo punto, come si diceva, la questione si complica, almeno nella tradizione occidentale. Infatti, intorno al VI secolo, nella stessa figura di Maria Maddalena vennero riunite e confuse altre due donne citate nei Vangeli: Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, e un'anonima peccatrice, penitente dopo l'incontro con Gesù.[5]

Fu così che ebbe inizio il fiorire di leggende sulla Maddalena, divenuta la dissoluta pentita. I racconti, più o meno fantasiosi, la vedono al centro delle più svariate vicende, arrivando in Francia, incrociando la storia della dinastia merovingia e addirittura entrando, in qualche modo, nel ciclo arturiano.

Tornando, invece, al culto ufficiale, questo ebbe particolare sviluppo in Occidente intorno al VIII secolo. Le prime rappresentazioni della santa la ritraggono presso il sepolcro. Maria Maddalena avrebbe avuto, infatti, il privilegio di essere la prima a incontrare il Cristo risorto e forse proprio a questo deve la sua venerazione, seconda solo a quella per la Madonna.[6]

Anche nell'area alpina, il culto si diffuse rapidamente. A testimonianza di ciò, basti pensare a uno dei primi documenti letterari in francoprovenzale, le Légendes en prose del XII secolo, raccolta di tredici vite di santi, che riportano la vicenda del viaggio di Maria Maddalena fino a Marsiglia.[7]

A un periodo compreso tra XI e XII secolo risalgono anche le prime chiese e cappelle dedicate alla santa.[8] In Valle d'Aosta, tra gli edifici più antichi troviamo la Chapelle de la Madeleine di Gressan, del XII secolo, con il suo bellissimo ciclo di affreschi sulla leggenda della santa, e la Chapelle de Morge di La Salle, datata 1671. Nell'iconografia tradizionale, la santa è rappresentata con un vaso di unguento in mano e mostra una lunga chioma, spesso bionda[9]. Da non dimenticare, poi, la chiesa parrocchiale del comune di La Magdeleine. In questo caso, la patrona ha dato origine al nome stesso della località.

A proposito di toponimi: in Valle d'Aosta se ne contano a decine di quelli che contengono il nome "Maddalena". Soltanto per fare qualche esempio, si possono citare il Pon-dé-la-Madélén-a di Arnad, il Ru-di-Madélèn di Chamois, la Madeléina di Cogne, il Gourèi-Madélénè di Donnas, la Madelèin-a di Gignod e la Madelèira di La Thuile.[10]

In passato, nella tradizione rurale delle vallate alpine, Maria Maddalena rientrava anche nella scansione del cosiddetto "tempo circolare"[11],, ciclico, caratterizzato dal ripetersi di gesti e lavori in cui i giorni dell'anno vengono chiamati con il nome dei santi. Il 22 luglio coincideva, in particolare, con un momento in cui era possibile tracciare un primo bilancio dell'annata agricola e presagire la qualità e quantità dei raccolti.[12] L'importanza della data è ricordata da proverbi come "Senta Madeléna, la gnoué l'é piéna é lo rézén véó"[13] (santa Maddalena, la noce è piena e l'uva ha cambiato colore) e "Lo dzor de la Madelèina, l'olagna l'è plèina"[14] (il giorno della Maddalena, la nocciola è piena).

In area alpina, inoltre, il giorno della Maddalena è, spesso, scelto per la pesatura del latte delle mucche prese in affitto dai conduttori d'alpeggio, per stabilire l'eventuale compenso per il proprietario.[15] Il fatto che non si tratti di un giorno centrale della stagione d'alpeggio, e nemmeno coincidente con il centesimo giorno di permanenza, fa supporre che ci sia una ragione religiosa, forse una richiesta di protezione rivolta alla santa.[16]

Per concludere, ricordiamo le numerose varietà frutticole, anticamente coltivate anche nella nostra regione, che portano il nome di Maddalena, poiché giungono a maturazione proprio in quel periodo....[17]

Dopo oltre duemila anni, dunque, sopravvivono nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni numerose tracce che testimoniano l'interesse, la curiosità, la devozione nei confronti di Maria Maddalena, straordinaria figura di santa, ma soprattutto di donna, che impressionò la Chiesa tanto da definirla "Apostola degli apostoli".

RES



[1] FAVRE, S. (1999). Le temps dans la lexicographie patoise. Bulletin du Centre d'Etudes Francoprovençale « R. Willien ». n. 39/99. 44-59.

[2] Cf. « Madélèn-a » in AA.VV. (2007). Dizionario del dialetto francoprovenzale di Hône. Gruppo « Amis du patois ». Aosta: Le Château Edizioni.

[3] Cf. « Magdalena » in VON WARTBURG, W. (1922 ss.). Französisches Etymologisches Wörterbuch (FEW). Bâle: Zbinden. Vol. VI/1 23b.

[4] ABALLEA, S. e MARTINIANI-REBER, M. (2013). Pierre, Madeleine, Catherine, Marguerite et Barbe. Quelques images de la ferveur médiévale dans les Alpes Occidentales et en particulier à Genève. In BAIOCCO, S. e MORAND, M.C. (a cura di). Des saints et des hommes. L'image des saints dans les Alpes Occidentales à la fin du Moyen Age. Milano: Officina Libraria. 47-87

[5] Ibid.

[6] Ibid.

[7] TUAILLON, G. (2001). La littérature en francoprovençal avant 1700. Grenoble : ELLUG. 35-44

[8] ABALLEA, S. e MARTINIANI-REBER, M. (2013). Op. cit.

[9] Si veda, ad esempio, oltre agli affreschi citati, la statuetta del XV secolo, conservata presso il museo della cattedrale di Aosta.

[10] Regione autonoma Valle d'Aosta. Assessorato Istruzione e Cultura - BREL. Enquête toponymique en Vallée d'Aoste.

[11] BETEMPS, A. (2008). Les saints et les jours. Bulletin du Centre d'Etudes Francoprovençales « R. Willien ». n. 57/08. 69-92.

[12] Ibid.

[13] BETEMPS, A. (2006). Sous l'aile protectrice des saints. Aosta : Arti grafiche E. Duc. 46

[14] CASSANO, J. (1914) La vie rustique et la philosophie dans les proverbes et les dictons valdôtains. Torino : Tipografia Silvestrelli & Cappelletto. 88.

[15] L'usanza è attestata, per esempio, in Piemonte, nel comune di Balme (Barmes), e in Savoia, a Moûtiers. Si veda a questo proposito, rispettivamente, CASTAGNERI, G. (2016). I vecchi codici di autoregolamentazione. Barmes News. n. 46/16 (16-22) e http://www.musee-moutiers.com/article-l-alpage-97908063.html.

[16] VAN GENNEP, A. (1949) Manuel du folklore français contemporain. Tome premier. VoI. 5. Paris : A. et J. Picard. 2534-2535.

[17] AA.VV. (2008). Variétés fruitières traditionnelles du val d'Aoste. Région autonome Vallée d'Aoste. Assessorat de l'agriculture et des ressources naturelles. Scarmagno : Priuli & Verlucca.