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La parola del mese: Pasqua

18 marzo 2016

Nelle zone di montagna il freddo e la neve la fanno ancora da padroni; tuttavia, tra pochi giorni - il 21 di marzo, precisamente - entreremo ufficialmente nella stagione primaverile.

Si tratta di un momento che, fin dai tempi più remoti, ha rivestito un'importanza particolare. Presso le più antiche civiltà, l'inizio della primavera era salutato con riti e feste: si trattava, infatti, dell'avvio di un nuovo ciclo agricolo che andava propiziato nel modo migliore. Ma non solo: in quasi tutta Europa, fino alla riforma gregoriana del calendario, l'inizio della primavera coincideva addirittura con l'inizio dell'anno[1].

Il cristianesimo, inoltre, fissò nella prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera le celebrazioni dedicate alla Pasqua di resurrezione, forse la più importante festività del calendario liturgico.

La tradizione trae origine dalla Pasqua ebraica, che ricorda la liberazione degli Ebrei dall'Egitto, derivata a sua volta da un'antica festa di primavera per il raccolto delle prime spighe d'orzo.

A questo, va aggiunta la presenza, presso tutti i popoli pagani dell'Impero romano, di riti legati alla dea Ostara (Vesta, per i romani), divinità celtica, patrona della fertilità. La festa celebrava, in concomitanza con l'equinozio primaverile, la rigenerazione della natura e la rinascita della vita. Gli stessi simboli pasquali dell'uovo, immagine della vita, e del coniglio, emblema della fertilità, testimoniano una continuità rispetto agli antichi culti europei.

Il Cristianesimo dei primi secoli dimostrava, per l'ennesima volta, una straordinaria capacità di metabolizzare le tradizioni precedenti - giudaiche e pagane - la cui presenza è rintracciabile ancora oggi nelle lingue europee.

Basti pensare ai termini usati per indicare la Pasqua. In inglese e in tedesco troviamo Easter e Ostern, la cui etimologia è chiaramente assimilabile all'Ostara celtica.

Tra le lingue romanze, invece, dove è stata più rilevante l'influenza della tradizione giudaica, abbiamo i continuatori del latino PASCHA, mutuato dall'ebraico pesach. [2]

Le varianti di francoprovenzale valdostano non fanno eccezione e, sfogliando il Glossario online, troviamo i continuatori del termine latino che presentano tra loro lievi differenze dal punto di vista fonetico. Nella Bassa Valle, abbiamo, infatti, i tipi pahque, pahquie, che conservano la -a- tonica e spirantizzano la -s-. Nella Media Valle, a Introd e a Villeneuve troviamo poque, pôque, dove la -a- ha subito un'evoluzione e la -s- si è dileguata. Infine, nel bacino di Aosta e nell'Alta Valle, troviamo paque, che presenta una soluzione a metà rispetto alle precedenti, con la conservazione della -a- tonica e la scomparsa della -s-.

Molte delle varianti hanno un elemento comune, vale a dire la desinenza -e- che sembrerebbe poter essere ricondotta al plurale. Tale ipotesi troverebbe conferma nel francese, dove i termini Pâques (plurale)e Pâque (singolare)indicano rispettivamente la Pasqua cristiana e quella ebraica.[3]

Un'ulteriore prova si ha rilevando la presenza in alcune espressioni idiomatiche, ad Ayas e a Brusson ad esempio, dell'articolo determinativo plurale. Si tratta delle locuzioni fa li Pahque, fére le Pahquie (lett. fare le Pasque) che significano confessarsi e fare la comunione in occasione della Pasqua.

Al di là degli esiti lessicali, come si è detto il momento è particolarmente sentito, non soltanto dal punto di vista religioso, ma anche da quello agricolo. Pensiamo, per esempio, ai numerosi proverbi che legano la Pasqua alla possibilità di avere un'annata produttiva favorevole...

Can plout lo dzor de paque, tot l'an le terre grasse (Quando piove il giorno di Pasqua, tutto l'anno le terre grasse)

Paque tou, Paque tar, Paque todzor verdzaou (Pasqua alta, Pasqua bassa, sempre verdeggiante)

Pahque vito, fourì vito. Pahque tar, fourì tar (Pasqua precoce, primavera precoce. Pasqua tardiva, primavera tardiva)

E voi ne conoscete altri ?

[1] Fanno eccezione gli stati di Savoia, dove l'inizio dell'anno era collocato a Natale (cf. BETEMPS A. (2015). Il tempo sospeso. Dal Natale all'Epifania: il ciclo dei dodici giorni in Valle d'Aosta e dintorni, Priuli & Verlucca editori, Scarmagno-TO)

[2] FEW VII 701b

[3] Cf. "Pâque, pâque" in Centre National de Ressources Textuelles et Lexicales. http://www.cnrtl.fr