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Le parole del Carnevale

17 febbraio 2017

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Tra pochi giorni sarà Carnevale, festa oggi molto amata dai bambini, che ha, tuttavia, origini tutt'altro che infantili - risalenti all'epoca pre-cristiana - e che nella nostra regione si presenta con tradizioni originali e appuntamenti decisamente strutturati e organizzati. Basti pensare ai carnevali storici di Pont-Saint-Martin, Verrès, Nus o a quelli di montagna, tipici della Comba-Frèide oppure, ancora, alle tradizionali "questue" mascherate che si facevano nei nostri villaggi fino a qualche decennio fa.

A tanta ricchezza culturale non poteva che corrispondere un'altrettanta ricchezza linguistica e, in effetti, il lessico francoprovenzale, legato al Carnevale e alle usanze presenti in Valle d'Aosta, è ampio e originale.

            Tanto per cominciare, il tipo lessicale più diffuso nei nostri patois per indicare tale festa è, concordemente all'italiano e al francese, carnaval, carnavalle, carnéval, dal latino medievale carnelevare[1] "togliere la carne", con chiaro riferimento all'inizio del periodo di purificazione quaresimale, successivo ai bagordi carnascialeschi.

Esistono, però, varietà di francoprovenzale, come quella di Courmayeur o di Aymavilles, che utilizzano invece la forma camentràn. Si tratta, al di là delle apparenze, di una parola dal significato simile alle precedenti, perché risalente all'etimo quadragesima[2], "quaresima", e indicante, più precisamente, l'entrare in Quaresima.

Tale tipo lessicale trova ampia diffusione anche nei dialetti d'oltralpe, dove, talvolta, va a designare la tradizione del pupazzo di paglia bruciato il martedì grasso - che ci ricorda, ad esempio, il diavolo bruciato a Pont-Saint-Martin - oppure una persona travestita.[3] Rispetto a questo termine, è interessante rilevare, infine, la presenza, nella nostra regione, del cognome Carmintrand.

Possiamo trovare, poi, altre parole interessanti andando a scoprire i personaggi di alcuni Carnevali, come ad esempio quello della landzetta, tipico delle tradizioni della Comba-Frèide. Si tratta di una maschera originale, il cui abbigliamento ricorda le divise dei soldati napoleonici. E proprio all'abbigliamento sembrerebbe far riferimento il nome. Si tratterebbe, infatti, di un diminutivo di langet, dal latino laneus, indicante una giacca o una stoffa di lana.[4] La teoria sembra confermata dall'esistenza del termine landzetta al di fuori dell'area dove si svolge questo carnevale, per indicare proprio una giacca maschile.[5]

Anche i nomi degli altri personaggi di questo Carnevale sono significativi dal punto di vista linguistico. Nella parola patoille, per esempio, che designa le maschere improvvisate dagli abitanti dei villaggi, si sono fuse due origini: da un lato il campo semantico del francese patrouille[6] (derivato dalla radice patt-, la stessa di patois[7]), che include il significato di ronda, gruppo di persone in movimento, ma anche rumore; dall'altro, quello di straccio[8], dal longobardo *paita, "indumento"[9].

Per concludere, mettendo da parte per un momento le riflessioni linguistiche a favore della letteratura, vi proponiamo un componimento del poeta francoprovenzale per eccellenza, l'abbé Cerlogne, dedicato proprio al Carnevale. Si tratta di una delle due versioni della Tsanson de Carnaval, nella fattispecie quella del 1893, pubblicata all'interno dell'Armanaque di Velladzo, in cui l'autore parla del Carnevale dal punto di vista della povera gente.

Tsanson de Carnaval[10]

Chante qui peut

Et viva qui sat fère !

Et viva qui l'est plen !

Qui l'est a la misère,

Vouë se gratteye bien.

 

Poure dzen di campagne

No careimen tot l'an

Et trifolle, et tsatagne

Fan noutro camentran.

 

Lé din cella botecca,

Vei-teu ? lo bò salan...

Aneufla-lè vei tsecca

Se flerrion de l'aran?

 

Pe contenté la botse,

Quatsun fan flerrié bon:

Qui l'at ren in secotse

Se vouin pà le barbon.

 

In qeuseuna mè dz'entro.

Me dion le routi :

"Dze si pà pe ton ventro

Petsou galeup que t'i".

 

Qui le pià dèèsot tabla

Beit de vin bien adret ;

Qui beit d'éve potabla

Se flap l'est son borset.

 

Le s-un fan ribanbelle,

Saouton, fan de fracas:

Et lo pouro trambelle

A force d'ëtre las.

 

No sen egal et frére !

Se lodze ci que n'at.

Se te n'a pas, compére,

Varda ton ventro plat.

Canzone di Carnevale

Canti chi può/ Evviva chi sa fare !/ Evviva chi è pieno !/ Chi è in miseria/ Che oggi si arrangi.

Povera gente di campagna/ Facciamo quaresima tutto l'anno/ E patate e castagne/ fanno il nostro carnevale

Là dentro in quella bottega/ Vedi? Che bei salami.../ Annusali un po'/ Se odorano di rame?

Per accontentare la bocca/ Qualcuno fa odorare di buono/ Chi non ha niente in tasca/ Non si unge i baffi.

Entro in cucina/ Mi dice l'arrosto:/ "Non sono per la tua pancia/ Piccolo goloso che sei".

Chi ha i piedi sotto il tavolo/ Beve del buon vino/ Chi beve dell'acqua potabile/ Tanto moscio è il suo portafoglio.

Gli uni fanno bisboccia/ Saltano, fanno fracasso/ E il povero incespica/ A forza di essere stanco.

Noi siamo uguali e fratelli!/ Si sazia colui che ha./ Se non ne hai, compare,/ Tieni la tua pancia vuota.



[1] Cfr. Carnaval in CNRTL (Centre national de ressources textuelles et lexicales).Versione 2012. Sito internet : http://www.cnrtl.fr/

[2] VON WARTBURG, W. (1922 ss.). Französisches Etymologisches Wörterbuch (FEW). Bâle: Zbinden. Vol. II, 1390a

[3] Id. ibid.

[4] BETEMPS, A. (1998). Le carnaval de la Comba Frèide entre continuité et changement. Nouvelles du Centre d'Études Francoprovençales « R. Willien » n. 38/1998. pp. 64-75.

[5] CHENAL, A. VAUTHERIN, R. (1997). Nouveau dictionnaire de patois valdôtain. Quart: Musumeci éditeur.

[6] BETEMPS, A. (1998). Le carnaval de la Comba Frèide entre continuité et changement. Nouvelles du Centre d'Études Francoprovençales « R. Willien » n. 38/1998. pp. 64-75.

[7] VON WARTBURG, W. (1922 ss.). Französisches Etymologisches Wörterbuch (FEW). Bâle: Zbinden. Vol. VIII, 29 e ss.

[8] BETEMPS, A. (1998). Le carnaval de la Comba Frèide entre continuité et changement. Nouvelles du Centre d'Études Francoprovençales « R. Willien » n. 38/1998. pp. 64-75.

[9]  VON WARTBURG, W. (1922 ss.). Französisches Etymologisches Wörterbuch (FEW). Bâle: Zbinden. Vol. XVI, 611b-612a.

[10] WILLIEN, R. (1974) Cerlogne. In Noutro Dzen Patoué, Aoste, Imprimerie ITLA, n.7/1974. p. 203.