CERLOGNE Jean-Baptiste
Saint-Nicolas 1826 - 1910
Jean-Baptiste Cerlogne nasce a Saint-Nicolas, nel villaggio di Cerlogne, il 6 marzo 1826. Frequenta la scuola del villaggio in cui insegna suo padre Jean-Michel e, fino all'età di undici anni, è anche pastore di capre. Nel 1837 parte per Marsiglia dove diventa spazzacamino e garzone di cucina.
IL CUOCO-POETA
Nel 1845 rientra a Saint-Nicolas, ma deve ripartire come soldato per la prima Guerra d'Indipendenza, durante la quale si distingue per le sue qualità che gli varranno due menzioni all'onore. Rientrato ad Aosta, si impiega, nel 1851, come cuoco presso il Seminario Maggiore, dove viene chiamato il «cuoco-poeta» per la sua abitudine a rimare.
È qui che nel 1855 avviene l'incontro con il canonico Bérard, l'uomo che scopre nel cuoco la stoffa del vero poeta. Cerlogne è incoraggiato dal religioso a scrivere poesie in patois e, nel 1859, all'età di 33 anni, diventa seminarista.
IL PRETE
Nel 1864, Cerlogne celebra la sua prima messa nella piccola chiesa di Saint-Nicolas, suo paese natale.
Nel 1865, è inviato come vicario a Valgrisenche e, nel 1866, a Pontboset, dove ottiene la medaglia al valore civile come riconoscimento per le cure prestate ai suoi parrocchiani durante l'epidemia di colera. Cerlogne diventa nel 1870 parroco di Champdepraz, parrocchia dove comincia anche a dedicarsi alla viticoltura.
Nel 1879 occupa la Rettoria di Saint-Jacques d'Ayas e prepara tutto il materiale per il suo dizionario e la sua grammatica in patois. Nel 1889 diventa rettore alla Trina di Gressoney. Sempre seguito dalla sua vecchia domestica, dal suo gatto e dalla sua stampatrice, Cerlogne occupa poi il posto di cappellano in diverse parrocchie del Piemonte. Nel 1901, diventa rettore di Vieyes, villaggio tra Aymavilles e Cogne. Il suo lungo viaggio termina presso il Priorato di Saint-Pierre.
IL FELIBRO VALDOSTANO
Cerlogne fa della sua lingua materna una fonte di ispirazione ed è su di essa che costruisce tutta la sua produzione poetica. La poesia di Cerlogne nasce e si sviluppa nell'ambiente più vicino all'autore: nell'ambito della sua vita quotidiana, in mezzo agli elementi della tradizione ancestrale, ai colori e ai profumi della sua esistenza.
Le sue poesie riflettono la sua anima, la sua terra natale e i suoi compatrioti: la sua Valle d'Aosta. Cerlogne non si considererà mai un dialettologo o un linguista, si sentiva semplicemente un "innamorato del patois". Nel 1893, esce La petite grammaire du dialecte valdôtain e, nel 1907, il Dictionnaire du patois valdôtain. L'obiettivo di queste opere è di offrire ai valdostani uno strumento per esprimersi nella propria "lingua del cuore".
CERLOGNE E GLI ALTRI
L'abbé Cerlogne è in contatto con numerose personalità, non soltanto valdostane e italiane, ma anche internazionali. La corrispondenza ritrovata, che è testimone di queste frequentazioni, va dal 1867 al 1910.
Rientrano nella cerchia delle sue conoscenze l'abbé Rousselot, esperto di fonetica e dialettologo francese; Paul Marieton, Presidente della Société des Félibres di Parigi; Paul Meyer, filologo e direttore dell'École des Chartes di Parigi; gli scrittori Luigi Zuccaro e Cesare Pomba; i professori Giuseppe Cassano e Leone Luzzato; il linguista e dialettologo Carlo Salvioni; l'abbé Henry ecc.
Cerlogne, infine, ha intrattenuto una fitta corrispondenza con la Casa Reale e con il conte Costantino Nigra.
IL CANTO DEL CIGNO
Cerlogne passa i suoi ultimi giorni di vita a Saint-Nicolas, assistito dal parroco Émile Bionaz. Il 4 ottobre 1910, alle cinque del mattino, l'abbé Jean-Baptiste Cerlogne si spegne nella sua stanza presso la canonica di Saint-Nicolas.
Nel 1914, la popolazione di Saint-Nicolas inaugura un monumento in sua memoria: un busto in bronzo del poeta situato ai piedi del bosco, non lontano dalla chiesa.
Per la Valle d'Aosta, l'abbé Cerlogne rappresenta il capofila di una generazione di autori che ha fatto della sua lingua del cuore un emblema letterario ed artistico. « Mè pi grantet, dze prédzo adret la lenga de ma mère », scrive Cerlogne in una delle sue poesie, intitolata La lenga de ma mère, dove celebra la sua lingua madre, riconosciuta come fonte d'ispirazione fondamentale sulla quale poggia tutta la sua opera poetica e letteraria. La poesia di Cerlogne nasce e si evolve nel suo ambiente naturale, là dove il poeta ha vissuto: i suoi versi sono impregnati di tradizioni ancestrali e dei colori della sua terra, del suo spirito e di quello dei suoi compatrioti. Per riassumere, la musa di Cerlogne è la sua cara Valle d'Aosta.
Incoraggiato dal canonico E. Bérard, che scopre nel giovane cuoco del seminario, la stoffa di un poeta, Cerlogne si consacra alla sua passione, senza mai consideransi né un linguista né un dialettologo, anche se è il primo a scrivere un Dictionnaire du patois valdôtain ( 1907 ) e La petite grammaire du dialecte valdôtain (1893).
Nell'ambiente letterario ed artistico, il personaggio di Cerlogne è ancora un riferimento e molte iniziative sono a lui consacrate, come ad esempio il concorso scolastico - divenuto storico - destinato a diffondere la civiltà valdostana e il patois.
L'abbé Cerlogne resterà per sempre "l'un des plus aimables rayons de la poésie de nos Alpes", come lo definì nel 1890 il canonico Vescoz nel suo elogio al padre della letteratura valdostana.