«Buongiorno a tutti! Sono la vecchia cartella! La vostra maestra mi ha trovato in un vecchio rascard. Ora vivo lì e mi riposo un pochino perché sono un po’ vecchietta. Ho più di cent’anni! Mi si è rotta anche la bretella, chissà dove? Chissà quando? Forse adesso qualcuno la sta usando come cintura per i pantaloni.»
La cartella
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La vecchia scuola
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«Cosa stavo dicendo? Ah già!»
Quando ero giovane i bambini che andavano a scuola mi usavano per trasportare e proteggere i miei amici: il signor astuccio, i signori quaderni, il signor sussidiario, il signor pezzo di pane nero…
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Sono fatta di legno, ho anche un gancetto per chiudermi per bene, così che i miei amici possano essere al sicuro. Ci tengo molto a loro!
Sono stata la cartella di moltissimi bambini: Jean, Marie, Henri, Josephine. Quando un bambino diventava grande mi passava a sua sorella, suo fratello, suo cugino. Io non mi riposavo mai, ero forte e robusta e se mi rompevano, mi aggiustavano con un chiodino.
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Sono stata la cartella di moltissimi bambini: Jean, Marie, Henri, Josephine. Quando un bambino diventava grande mi passava a sua sorella, suo fratello, suo cugino. Io non mi riposavo mai, ero forte e robusta e se mi rompevano, mi aggiustavano con un chiodino.
Il calendario scolastico
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Non si andava sempre a scuola. I bambini dovevano aiutare la mamma e il papà, lo zio e la zia, il nonno e la nonna per andare al pascolo oppure per i lavori nella stalla.
Solo quando non c’era più molto da fare, i bambini ed io potevamo andare a scuola.
La scuola iniziava il primo ottobre e finiva a fine maggio; ci si andava dal lunedì al sabato e il giovedì era vacanza.
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Il resto dell’anno, i bambini dovevano andare a raccogliere i rametti, fare i fieni, aiutare a irrigare i prati per controllare che l’acqua arrivasse fino in fondo, saltare sulle tane delle talpe o sulle zolle di letame per disfarle, portare i secchi di latte dalla stalla alla latteria.
I pastorelli saltavano ottobre e maggio perché dovevano andare al pascolo o prepararsi per la salita in alpeggio.
Quanti passi hanno fatto con me sulle spalle per andare a scuola! Un sacco di passi, uno dopo l’altro! A volte la scuola era vicino casa, ma spesso era lontana. Ad ogni modo, bisognava andarci sempre a piedi, anche in caso neve o pioggia.
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Quanti passi hanno fatto con me sulle spalle per andare a scuola! Un sacco di passi, uno dopo l’altro! A volte la scuola era vicino casa, ma spesso era lontana. Ad ogni modo, bisognava andarci sempre a piedi, anche in caso neve o pioggia.
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La strada per andare a scuola
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Voi siete molto fortunati ad avere quel bel pulmino giallo!
Ma, tutto sommato, era piacevole anche stare tutti insieme e, se la strada era lunga ci aiutavamo tra di noi e ci facevamo compagnia.
In primavera le bambine si fermavano a raccogliere fiori per farne dei mazzolini da portare alla maestra. Che profumo! I ragazzi raccoglievano rametti e piccoli pezzi di legna da mettere nella stufa che scaldava tutta la scuola.
Quando c’era molta neve, mi usavano come slitta! Ero una “slittella” o una “cartellitta”, un po’ cartella e un po’ slitta!
«Forza, svelti! La scuola sta per cominciare. Guardate il campanile: segna già quasi le nove! La maestra è già lì che ci aspetta.»
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Tutti nel villaggio portavano rispetto verso la maestra e tutti la salutavano e le davano del voi. Per i bambini, la maestra era colei che sapeva tutto, era severa, la temevano, ma le volevano bene.
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