Nella società rurale valdostana, l’orto ha sempre avuto un ruolo centrale, garantendo l’autonomia alimentare delle famiglie sia nella bella stagione sia nei mesi invernali. La conservazione dei prodotti dell’orto era essenziale per avere verdura tutto l’anno. Gli ortaggi coltivati erano prevalentemente quelli meno esigenti, poiché il tempo dedicato all’orto era spesso ritagliato da altre attività come la fienagione, l’allevamento e la coltivazione dei cereali. Tra questi ortaggi figuravano fave, piselli, fagioli, lenticchie, zucche, carote, cavoli, porri, barbabietole e rape. Le tecniche di conservazione utilizzate erano semplici e funzionali. Ad esempio, una ricetta diffusa per conservare i cavoli era la repouta: cavoli bolliti conservati in salamoia all’interno di grandi contenitori posti in cantina.
L’orto familiare valdostano, vicino alla casa, è un piccolo fazzoletto di terra coltivato con cura e attenzione. Oggi, come in passato, l’orto è recintato e al suo interno trovano spazio aiuole di ortaggi, piante aromatiche e fiori, che non solo ne migliorano l’aspetto, ma attraggono anche insetti utili. Le attività legate all’orto, dalla semina alla raccolta, sono scandite dal trascorrere delle stagioni. Con l’arrivo della primavera, l’orticoltore inizia a preparare il terreno, seguendo spesso le fasi lunari e le costellazioni per la semina e i trapianti, sebbene non vi siano prove scientifiche che ne comprovino l’influenza.
La primavera è la stagione delle semine e dei trapianti, mentre l’estate è il periodo della raccolta. Durante l'estate, l'orticoltore è impegnato con l'irrigazione, la lotta contro le infestanti, le nuove semine per i prodotti autunnali e la raccolta quotidiana degli ortaggi. Per non sprecare l’abbondanza di verdura, oggi si tende a congelare i prodotti, ma molte famiglie continuano a preparare conserve come la giardiniera, un misto di verdure sbollentate in acqua e aceto e conservate in barattoli di vetro.
La preparazione di conserve richiede tempo e pazienza: le verdure devono essere lavate, tagliate e i vasetti riempiti con cura. Questo lavoro, spesso svolto dalle donne di casa, diventa un momento di condivisione e preparazione per il futuro. Fave e fagioli, raccolti secchi, sono sgranati e conservati in sacchetti di carta o contenitori di latta per il consumo invernale o la semina dell’anno successivo.
Le tecniche di conservazione più diffuse includono la conservazione in cantina, che deve essere buia, con poca umidità e ben aerata, e la costruzione di ripari per l’inverno, come tettoie o serre. Gli ortaggi che si conservano meglio sono quelli con poca acqua, come cavoli, barbabietole, rape, carote, porri e zucche. I cavoli sono conservati in campo o appesi a testa in giù in un luogo protetto, mentre i porri sono spesso conservati in solco, un metodo che li rende bianchi e teneri. Le carote sono tradizionalmente conservate nella sabbia o nella segatura.
I saperi legati alla coltivazione e conservazione dell’orto sono tramandati oralmente all’interno delle famiglie. A Introd, presso Maison Bruil - Maison de l’alimentation, una casa rurale e museo etnografico, è allestita l’esposizione "Conserver le souvenir… se souvenir pour conserver", che illustra l'evoluzione delle tecniche di conservazione dei prodotti tradizionali dell’orto. L’amministrazione regionale e l’Institut Agricole Régional hanno promosso, inoltre, numerosi corsi di formazione sull’orto e la conservazione dei suoi prodotti. Infine, a Donnas, il Comune, in collaborazione con la Regione autonoma Valle d’Aosta, organizza Lo courtì, una manifestazione per la promozione e valorizzazione dell’orto e dei suoi prodotti.