Il patois di Champorcher è una parlata fortemente caratterizzata, che ha da sempre suscitato l'interesse dei linguisti e, in special modo, dei dialettologi i quali l'hanno inserita nel piano delle grandi inchieste dialettali condotte in Valle d'Aosta nel corso del XX secolo.
Champorcher compare, infatti, come punto di inchiesta nell'Atlas linguistique de la France (1902-1910), nel Thesaurus Augustanus di H.-E. Keller, nella Carta dei dialetti italiani (1965-1967) e nell'Atlas des patois valdôtains (in corso di redazione), il cui questionario conta più di seimila voci.
Si tratta di una parlata che per la sua posizione - all'estremità orientale dell'area francoprovenzale - presenta tratti molto arcaici, ma, allo stesso tempo, che è stata sottoposta all'influenza del piemontese, a causa della sua contiguità territoriale con il Canavese.
Il patois di Champorcher, inoltre, si caratterizza per una variabilità interna, sia dal punto di vista fonetico che lessicale, che oppone i villaggi più alti al capoluogo e ai villaggi più bassi.
Le caratteristiche proprie di questa parlata, che denotano la sua originalità piuttosto marcata, sono state riunite in un'opera monumentale, il Dictionnaire du patois de Champorcher, un inventario lessicale esaustivo, messo in contesto grazie ad un ricco apparato fraseologico e accompagnato fa un'appendice grammaticale: una presentazione che segue l'esempio dato da un pioniere in questo campo, l'abbé Jean-Baptiste Cerlogne.
Miranda Glarey, enfant du pays e autrice di questo dizionario, ha saputo impiegare il tempo offerto della pensione e, con giusto orgoglio, ha potuto consegnare ai Champorchereins in primo luogo, ma anche a tutti i Valdostani, il frutto delle sue fatiche: un omaggio alla sua lingua materna, un messaggio per i giovani e una testimonianza per i posteri.
Da sempre impegnato nella valorizzazione del patois, l'Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d'Aosta ha, da parte sua, messo in atto numerose iniziative volte alla sua tutela, promozione e diffusione. Parallelamente, incoraggia ogni azione avente come obiettivo la valorizzazione della lingua del cuore dei Valdostani.
Il Dictionnaire du patois de Champorcher, la cui pubblicazione è stata sostenuta dall'Assessorato, si inserisce nell'ambito dei progetti di eccellenza, capaci di fissare in modo imperituro una parlata dalla tradizione essenzialmente orale, e rappresenta uno strumento privilegiato per veicolare gli elementi fondamentali della nostra cultura e della nostra identità su un terreno che ci si augura sia sempre più fertile.
L'opera ha ricevuto una menzione speciale alla 18^ edizione del Prix Willien.