Il carnevale, per definizione periodo che precede la Quaresima e in cui il consumo della carne è permesso, fonda i suoi principi proprio sulla contrapposizione con i quaranta giorni di interdizioni che precedono la Pasqua.
È la festa per eccellenza della trasgressione e dell’eccesso, della libertà, che coinvolge in egual misura bambini e adulti; un rituale festivo contrastato nei secoli dalla Chiesa, ma anche dalle autorità civili e perfino dagli intellettuali progressisti di fine Ottocento, per i simboli e le gestualità sfrontati.
Il primo documento scritto che testimonia la presenza del carnevale in Valle d’Aosta è una lettera datata 1467. Il suo contenuto esprime il disappunto di Monsignor François de Prez verso una sfilata di “orribili costumi” per le strade e le piazze di Aosta e la richiesta di quest’ultimo al Duca di prendere i provvedimenti necessari di repressione.
Il carnevale della valle del Gran San Bernardo ritrova le proprie origini nelle maschere citate nella documentazione di cui sopra; queste affermazioni però non sono comprovate da fonti scritte. Tuttavia la memoria orale, trasmessa di generazione in generazione, racconta di un carnevale che in questa vallata è sempre esistito.
Gli abitanti di Étroubles, uno dei comuni della Comba-Frèide, sono i primi a festeggiarlo. Il carnevale comincia dopo l’Epifania, ma, secondo la tradizione consolidata negli ultimi anni, la parte più ritualizzata inizia ufficialmente lo dedzoù gra (il giovedì grasso) e, da circa una decina d’anni, dura due giorni.
L’organizzazione del carnevale e della benda (gruppo delle maschere) è gestita da un comitato che si occupa tra l’altro di valutare i nuovi ingressi.
Caratteristica di questo carnevale è il costume di velluto della landzetta, che, secondo una tradizione locale, vede la sua nascita nel maggio del 1800, a seguito del passaggio delle truppe di Napoleone, prendendo ispirazione proprio dalle divise dei soldati francesi.
Le landzette sfilano a coppie, con costumi di varie tonalità di colore, arricchiti da lustrini, perline, nastri, coccarde e specchietti, e portano un casque (cappello) simile a quello dei soldati napoleonici, però orientato secondo il profilo del viso. Tengono in mano la cavva, una coda di cavallo. Intorno alla vita, portano una cintura dotata di gorgoillón (campanelli). Il loro volto è coperto da una vezadzue (maschera): alcune sono in legno, ma nella maggior parte dei casi sono ormai in plastica.
Per realizzare questi costumi tanto rinomati, fondamentale è il lavoro di alcune donne del paese che durante l’inverno vi dedicano il loro tempo libero.
All’interno della benda, sono presenti altri personaggi oltre alle landzette, i quali sfilano secondo un rigido ordine: il portabandjéra (portabandiera) apre il corteo, seguono i musicisti, il diavolo, l’arlecchino e la demouazella (damigella) che rappresentano la gioventù, l’orso con il domatore, il medico, il prete e, per ultimi, il tocque (il pazzo) e la tocca (la pazza) che rappresentano, invece, la vecchiaia e la morte che si avvicina. Nel complesso, oggi il numero dei componenti della benda si aggira intorno alle settanta unità.
Il primo giorno, giovedì grasso, le maschere si danno appuntamento nel salone del comune, nei pressi della scuola, dove vengono accolte dai bambini. Dopodiché, è compito del portabandiera radunarle tutte, al suono del suo corno (un tempo usato dai minatori) ed annunciare così la loro partenza e l’inizio vero e proprio del carnevale, proclamato anche dall’esecuzione da parte dei musicisti de “Lo seundzo d’Alèn”.
Durante la prima giornata, la benda visita le frazioni di Échevennoz-Dessous, Échevennoz-Dessus, Chez-les-Blanc e il borgo. Il secondo giorno, venerdì, è il turno della côta: Prailles-Dessus, Éternod, Veyaz, Prailles-Dessous, Pallais-Dessus, Pallais-Dessous, per concludere il percorso a Vachéry.
Inoltre, le landzette, oltre a danzare e saltare, sono solite fare scherzi agli spettatori.
Per i personaggi di questo carnevale è importante mantenere segreta la propria identità, essi, infatti, portano una maschera e camuffano la propria voce anche per non farsi riconoscere durante gli scherzi accennati in precedenza.
Tutto il paese di Étroubles, oltre alle maschere, è coinvolto nel carnevale: c’è chi lavora per i costumi nei mesi che lo precedono, chi lo osserva passare con emozione, rimpiangendo la propria gioventù, chi accoglie le maschere nella propria casa o nel proprio garage per offrire loro ogni sorta di leccornia.