Nell’ambito del ciclo dei rituali festivi primaverili o di inizio maggio, in buona parte dell’Europa era diffusa l’usanza di tagliare una o più alberi e di posizionarli nel villaggio o nei pressi di una abitazione, a seconda dell’occasione. Questo tipo di cerimonia, caratterizzata dal culto arboreo, presenta senz’altro un carattere molto primitivo che trova la sua origine nell’importanza delle foreste nell’Europa preistorica e protostorica.
L’albero di maggio, così è chiamato il protagonista di questi riti, è spesso indicato utilizzando l’abbreviazione “il maggio”. Questo sostantivo, però, indica indistintamente tre forme simboliche del mese omonimo o della primavera: gli alberi, i rami e i bouquet; con quest’ultimo termine francese, si indica la punta dotata di rami ed “innestata” sull’albero di maggio.
Anche nella nostra regione, le piante o i rami sono elementi simbolici di pratiche festive religiose e non, tuttora viventi; ne citiamo alcune tra le più importanti: la Ramoliva o domenica delle Palme, la badoche, la dézarpa, il bosquet, un ramo di conifera con una o due bandiere (attualmente, spesso, si espongono solo le bandiere) per la conclusione dei lavori del tetto e infine l’albero del sindaco.
Proprio tra queste tante usanze del folklore si inserisce il “maggio”: nelle cerimonie politiche, l’albero commemorativo di una nascita regale, di una rivoluzione (alberi della Libertà), di una elezione (del sindaco, di un deputato, ecc.), dell’ingresso solenne di un re, principe, vescovo, governatore, funzionario, ecc.
In molti comuni valdostani, si è soliti festeggiare il neo eletto o riconfermato primo cittadino secondo un antico rituale che vede l’albero come l’elemento cardinale dai molti significati. Tra questi, quelli che sembrano essere ancora attuali, sono la fertilità, intesa come figurata, ed il significato politico.
Ad Ayas, località della vallata dell’Evançon, nel maggio 2011, si sono svolte le elezioni comunali e i relativi festeggiamenti per il sindaco eletto.
Nei tre giorni che hanno preceduto la festa vera e propria, un gruppo di uomini del paese, amici e simpatizzanti dell’amministratore e della sua lista, si è ritrovato nel bosco di Morenesc, per il taglio dell’albero, della pianta ou sèndic (albero del sindaco). Generalmente, non è necessario richiedere un permesso al corpo forestale valdostano, anche perché il taglio è di un solo esemplare, e l’atto è giustificato dalla tradizione.
Il momento della scelta della pianta può già essere considerato un rito di per sé, per la serie di gesti finalizzati alla valutazione: l’osservazione delle caratteristiche essenziali (altezza, portamento eretto), la misurazione della circonferenza con le braccia intorno al fusto, lo studio attento della direzione della caduta al momento del taglio. Generalmente si sceglievano varietà di albero ben presenti sul territorio. L’essenza vegetale più diffusa e con il maggiore valore simbolico, in Valle d’Aosta come in Savoia, è la conifera.
Per quanto concerne l’elemento altezza, oggi questo è senza dubbio uno dei criteri essenziali per la scelta e un forte motivo d’orgoglio per coloro che l’hanno tagliata e trasportata e per il sindaco, la cui immagine è direttamente proporzionale alle dimensioni della stessa. Nel passato, l’assenza delle gru e degli ausili meccanici imponeva, invece, misure più ridotte. Secondo la credenza popolare, l’essenziale era che la pianta fosse ben visibile, di modo che gli abitanti, in caso di necessità, avrebbero facilmente trovato la casa e quindi il sindaco stesso.
In seguito, durante il giorno della festa avviene, forse, la fase più delicata: il trasporto della pianta fino all’abitazione del sindaco e il suo innalzamento; oggigiorno, tutto ciò è reso possibile dai mezzi meccanici quali sollevatori telescopici e camion.
Trasportata la pianta a destinazione, ovvero in uno spazio adibito nelle vicinanze della casa dell’eletto, prima del posizionamento definitivo della stessa, un gruppetto di donne e bambini si occupa della decorazione del bosquet. Infatti, la punta dell’albero, tagliata e non sfrondata, viene ornata con fiori di cartapesta e con due bandiere.
Il neo sindaco, dopo aver assistito con gli invitati all’innalzamento della pianta, li accoglie offrendo loro un pranzo con menù tipico; un tempo si trattava più semplicemente di uno spuntino.
Unica usanza che sembra essersi persa nel tempo su tutto il territorio regionale è la recita di una poesia o di un piccolo discorso da parte di un bambino della scuola primaria al sindaco o, in altre occasioni, anche a personalità religiose come il vescovo. Nonostante quest’ultimo aspetto, quella dell’albero del sindaco è una tradizione viva e ben radicata nella comunità valdostana.