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La coltivazione delle patate

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La coltivazione delle patate, nonostante queste siano oggigiorno considerate tra le produzioni per eccellenza della Valle d’Aosta, ha una storia relativamente recente, come altri prodotti giunti in Europa dopo la scoperta dell’America.

Il tubero ha verosimilmente fatto la sua comparsa sul territorio valdostano nella seconda metà del XVIII secolo: principalmente grazie alle sue proprietà nutritive, nonché alla sua facile e prolungata conservazione, la patata trovò presto ampia diffusione.

Oltre ad essere un’importante fonte di nutrimento, fondamentale per il sostentamento delle famiglie più povere, lentamente diviene interessante anche da un punto di vista economico. Riconosciuta la qualità, in particolare di quelle coltivate alle quote più elevate, le patate sono state a lungo oggetto di scambio con prodotti provenienti dal fondovalle, in particolare castagne, mele e pere.

Le patate sono un prodotto base della dieta valdostana. Nel passato, come sino a pochi anni orsono, quasi ogni famiglia ne possedeva un appezzamento, necessario e sufficiente per il suo sostentamento. Sebbene oggigiorno la coltivazione delle patate non sia strettamente necessaria all’economia domestica, continua ad essere una pratica molto diffusa, oltre che sentita.

.La semina avviene a partire dalla fine del mese di aprile, variabile a seconda delle località e dell’altitudine, anche se tendenzialmente tardiva. Le patate sono interrate ad una distanza variabile tra i 20 e i 30 cm sulla fila e 70-80 cm nell’interfila. Allorquando raggiungono i 25-30 cm l’agricoltore provvede a rincalzarle, ovvero ad accumulare della terra alla base della pianta, al fine di migliore la gestione delle malerbe. L’irrigazione delle patate è eseguita per scorrimento, apportando abbondanti quantità d’acqua,

Tra la fine del mese di agosto e la fine del mese di settembre avviene la raccolta, un momento di intenso lavoro e di condivisione in famiglia e tra amici. La raccolta è ancora svolta manualmente utilizzando attrezzature tradizionali. In relazione alle maggiori superfici coltivate, la raccolta è tuttavia svolta utilizzando macchine agevolatrici scavapatate o raccoglitrici complete, dov’è eseguita anche la cernita.

Le patate sono conservate all’interno delle cantine: messe in buchi scavati nella terra, accumulate in un angolo e contenute da assi in legno, o lasciate all’interno delle cassette di raccolta, al buio, si conserveranno sino all’anno successivo.

Pressoché ogni famiglia valdostana, un tempo, possedeva un piccolo appezzamento dedicato alla coltivazione delle patate. Le patate erano un’importante fonte di nutrimento, nonché alla base di un’economia domestica fondata sull’autosussistenza: un tempo si mangiavano tutti i giorni della settimana, a pranzo e a cena. Sebbene le abitudini alimentari siano oggigiorno cambiate, ancora molte famiglie coltivano patate per autoconsumo.

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La patata, un ortaggio banale?

Aaaaah… non aggiungo altro, altrimenti potrei snervarmi.

Sicuramente la bellezza dei suoi campi che scendono dalla montagna

vi è sfuggita, come pure la delicatezza del suo fiore,

piccola stella schiusa al suolo.

Ma non è grave. Riprendiamo tutto dal germoglio, vi va?

Dalla semina alla degustazione del nostro delizioso tubero,

nulla è dovuto al caso;

né la terra che lo accoglie,

né la maniera in cui lo si raccoglie.

Non si scherza su questo argomento!

E quando tutto è raccolto, è tempo di divertirsi.

Tornato alla luce, il nostro farinaceo s’invita ovunque… Bollito, fritto,

gratinato, si gioca con le ricette per fargli festa, come a Allein,

dove tutti si affrettano per gustarlo in tutte le sue forme,

come la sorsa, una specialità locale cotta a fuoco lento in suo onore.

È cosa nota: l’opinione evolve nello stesso momento in cui si manifesta l’appetito.

E non mi stupisco di vedervi rincasare con lo stomaco rapito,

con in spalla un capiente sacco della sorprendente – siete voi a dirlo – patata della nostra terra.

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Quanti tornanti per salire fin lassù! Ed ecco poi il pianoro tra i lievi pendii al limitare del campo e tra gli alberi frondosi. E poi il verde delle piante di patata con i loro fiorellini bianchi che occhieggiano qua e là. Il raccolto sarà di certo buono…

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Vengono cavate tutti sporche di terra, poi lavi quei tuberi gialli, rossi, più piccoli e più grossi; ed ora son lì, nella grande marmitta, pronti ad essere bolliti.

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Pelate, lavate, tagliate a pezzettini, cotte nell’acqua, consumate fino a renderne tenera l’anima dentro un lago che ribolle.

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Cavoli, fagiolini e fagioli, carote, pezzettini di pane raffermo e patate a tocchetti. Per i più golosi, un po’ di burro d’alpeggio per accontentare i palati più raffinati.

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Tutto è tagliato a tocchetti, Ora occorre rimestare. La sosa cuoce lentamente. Prepararla è un’arte da preservare, come per noi la voglia di mangiarla!