Dopo la fine dell'ultimo conflitto mondiale, le minoranze linguistiche dell'Europa occidentale hanno cominciato a prendere contatti tra loro per scambiarsi informazioni e organizzarsi; tuttavia, negli ultimi anni abbiamo vissuto un periodo di arretramento durante il quale i rapporti tra le comunità si sono allentati. La lotta per la salvaguardia della propria identità non è stata abbandonata, ma ciascuno si è un po' ripiegato su se stesso. Fatica? Scoraggiamento? Soddifazione relativa dopo qualche piccola conquista? Probabilmente un po' tutte queste ragioni ed altre ancora...
Tuttavia, la storia ci ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia. Quando si è minoritari, si è particolarmente fragili. Basta poco per turbare gli equilibri. Certo, gli Stati sono diventati più attenti nei confronti delle peculiarità culturali, il loro atteggiamento ha perso l'aggressività del passato, alcuni sono addirittura diventati tolleranti... almeno in apparenza. Ma i torti nei confronti delle minoranze non sono semplicemente dovuti a una volontà precisa, ma a volte anche alla disattenzione e alla noncuranza. La vigilanza è dunque di rigore. E il sistema di salvaguardia dovrebbe essere sempre attuale e competitivo. Da qui la necessità di riorganizzare i rapporti tra le minoranze e di fare una messa a punto comune.
Nel corso degli ultimi anni, molte cose sono cambiate all'interno delle nostre comunità: ci sono sate piccole conquiste individuali, i rapporti di forza interni sono mutati, delle necessità inattese si sono imposte. Alcuni fenomeni, come la globalizzazione, viaggiano sulle ali delle nuove tecnologie e ci si chiede dove atterreranno. Le ondate di migranti con il proprio bagaglio culturale, che chiedono rispetto e integrazione, sono nuovi tasselli di un mosaico sempre più complesso.
Di fronte a questa scommessa, c'è tutto l'interesse a approfondire la conoscenza reciproca tra minoranze, a scambiare le rispettive esperienze, a creare una nuova solidarietà, a elaborare una strategia comune e a coordinare gli sforzi. Per far ciò, una rivista che accolga il contributo delle diverse comunità, che presenti le lingue, la storia, il sistema giuridico, la scuola, le tradizioni culturali, i problemi da risolvere o già risolti, in modo chiaro e accessibile, costituisce uno strumento prezioso per raggiungere nuovi obiettivi.
La rivista si inserisce nell'ambito di un progetto più ampio che ha portato alla creazione, nel 2009, del Bureau de la civilisation, des langues et des Peuples minoritaires all'interno dell'Assessorato Istruzione e Cultura, e di un festival dedicato proprio ai popoli minoritari. Ed è grazie a questo festival - avvenimento unico nel suo genere e momento di festa e di incontro per tutti - e al primo numero di "La Voix des Peuples minoritaires" - strumento atto ad allargare la portata della riflessione - che la Regione autonoma Valle d'Aosta lancia l'iniziativa e la pone all'attenzione di tutti perché possa diventare un patrimonio comune. Qualunque proposta finalizzata al miglioramento di questa rivista, indirizzata a tutti coloro che si interessano della questione dei popoli minoritari e ai ragazzi, sarà quindi la benvenuta.
L'augurio è che "La Voix des Peuples minoritaires" possa diventare l'agorà di questo inizio secolo, luogo in cui i diversi intelletti possano incontrarsi e confrontarsi, per il benessere di tutti i popoli della terra.