Negli anni '70, caratterizzati dal clima di rottura con il passato che ha dato vita al Maggio del '68, nuovi modelli sono apparsi all'orizzonte e la gioventù ha cercato nuovi riferimenti, con la testa orientata verso il futuro, ma con i piedi ancora saldamente piantati in terra. È in questa effervescenza inquieta che si è assistito in Valle d'Aosta alla nascita dei Centri culturali, sorta di risposta della campagna, che si sentiva ancora una volta dimenticata, alla pretesa leadership della città, che aveva conosciuto le grandi manifestazioni di studenti e operai. I Centri culturali erano, dunque, sorti dalle campagne, fortemente identitari senza essere esclusivi, legati al patois, alla realtà locale e alla cultura valdostana. Sebbene poco strutturati, hanno organizzato incontri tematici, conferenze, proiezioni, dibattiti e hanno pubblicato piccoli periodici e volantini. Molti si sono votati al teatro popolare, organizzando spettacoli di cui veniva curata la sceneggiatura, la realizzazione, la recitazione e la regia. Queste produzioni trattavano vari temi sociali, dall'abbandono della montagna alla discriminazione linguistica, generalmente presentati sotto forma di farse, ma dove la comicità non era mai gratuita.
È in questo ambiente che è nato il gruppo teatrale La Veillà di Châtillon che ha esercitato la sua attività privilegiando all'inizio i temi socioculturali destinati a trasmettere messaggi forti e attuali, per poi passare negli anni a un teatro di ricerca. La ventina di pièces raccolte dai membri del gruppo ci raccontano le tappe della vita e l'evoluzione di questa compagnia che, come altri Centri culturali, ha avuto un'esistenza breve ma intensa. Anche se la La Veillà non è più attiva da tempo, la sua opera e il suo messaggio rimangono e questa pubblicazione testimonia il suo impegno, la sua creatività, al sua originalità e i brillanti risultati che ha ottenuto nel corso della sua carriera.