In un territorio dalla morfologia prevalentemente montana, come quello della Valle d’Aosta, gli alti pascoli e i terreni coltivati della media montagna sono stati, in passato, interessati da un’agricoltura e da un allevamento eroici poiché privi degli attuali moderni ausili meccanici. Fondamentali punti di forza per la sopravvivenza delle attività rurali sono stati, nei secoli, il temperamento tenace dei montanari valdostani e l’attaccamento alla propria terra.
Altrettanto rilevante è stata anche la cooperazione che ha permesso di assicurare i servizi d’interesse comune, che i privati da soli non potevano garantire.
Ne sono un risultato i cosiddetti “consorzi di miglioramento fondiario”.
Questi consorzi fanno parte della storia evolutiva del processo di ammodernamento del settore primario e rappresentano strutture organizzative radicate per la tutela ambientale, la regolazione delle acque e il controllo del suolo. Gli stessi gestiscono più dei 2/3 del territorio regionale e per questo rivestono un ruolo sempre più preponderante nel mantenimento del paesaggio. Ad oggi, per questa ragione, l’Amministrazione regionale fornisce loro aiuti economici.
I consorzi attuali sono un’evoluzione moderna di organizzazioni le cui radici culturali risalgono al lontano Medioevo. È proprio in questo periodo che nacque il sistema dei ru: dall’esigenza dei proprietari fondiari o dei coltivatori di cooperare per ricavarne benefici economici e sociali collettivi.
Prerogative del consorzio sono lo statuto e il regolamento interno, che ne definiscono i principi e le regole. Tra quest’ultime, per esempio, sono vitali quelle concernenti la partecipazione alle corvé che devono essere svolte dai proprietari di terreni, sia uomini che donne
Tra i vari consorzi dei comuni della Valle d’Aosta, quello denominato “La colline de Saint-Marcel”, si è costituito nel 1998 nell’omonimo comune, ricco di sorgenti. Anche a Saint-Marcel, le corvé sono gestite dal consorzio.
Oltre alla pulizia delle strade interpoderali, la principale attività delle corvé, in primavera, è la pulizia dei ru ovvero dei canali d’irrigazione essenziali per rendere possibili le colture sugli aridi versanti. I proprietari dei terreni del suddetto consorzio si ritrovano il giorno della data prestabilita, al mattino a Vargney, muniti di vanghe, picchi, pale, motoseghe e decespugliatori. Essi percorrono tutto il tragitto del ru Ruvier, ripulendo il fondo dal materiale accumulatosi durante l’inverno, fino ad arrivare a Ételey, dove l’acqua della sorgente è deviata nella vasca di raccolta e nel ru. A metà mattinata, chi partecipa alla corvé si ritrova per scambiarsi qualche battuta sulle condizioni dei ru e per consumare uno spuntino a base di prodotti tipici, per poi proseguire con i lavori fino a tarda mattinata.
I ru presentano caratteristiche differenti, a seconda dell’epoca in cui sono stati costruiti. Alcuni sono veri e propri capolavori di ingegneria, con reti che ricevevono le acque dai ghiacciai e le trasportano, per parecchi chilometri, sulle colline, dividendosi in varie derivazioni primarie e secondarie.
Un altro elemento interessante, sconosciuto ai più, sono i diritti di irrigazione, le-z-eunganse, ovvero la regolamentazione della distribuzione dell’acqua nelle giornate e negli orari prestabiliti, in rapporto alla superficie posseduta.
In passato, per la manutenzione dei ru esisteva anche la figura del sorvegliante, il quale doveva controllare che la portata d’acqua fosse sempre regolare.
Alcuni consorzi prevedono, da regolamento, una sanzione pecuniaria per chi non partecipa alle prestazioni di lavoro gratuito ed obbligatorio ovvero alle corvé. Tuttavia la riscossione della stessa risulta essere talvolta problematica.
L’auspicio è che i giovani comprendano l’importanza della gestione del territorio svolta dai consorzi di miglioramento fondiario e inizino concretamente a dare il loro contributo.