Aprile 2019
Il lupo ha fatto il suo ritorno in Valle d'Aosta, una quindicina di anni fa, e, come era facile immaginare, dopo le sue prime incursioni documentate qua e là, è stato messo sotto processo: c'è chi vuole proteggerlo, chi invece vorrebbe annientarlo. Senza entrare nel merito del dibattito e alimentare polemiche, c'è già chi ci pensa, preferiamo fare un passo indietro e raccontare ciò che succedeva un tempo a proposito dei lupi.
Il lupo ha sempre rappresentato una minaccia per l'uomo e per il suo bestiame e incuteva un tale timore che la gente era propensa a riconoscergli poteri che andavano al di là della sua natura di animale; è entrato infatti nella mitologia, in numerose leggende ed è anche presente in diversi racconti per bambini.
L'uomo ha fatto di tutto per liberarsi del lupo, fino alla fine dell'Ottocento, quando è riuscito a eliminarlo definitivamente (il riferimento è sempre alla Valle d'Aosta). Ci sono testimonianze della lotta dell'uomo contro il lupo in documenti molto antichi. Nel 1675, per difendersi da questi terribili predatori, le comunità di Perloz e di Lillianes inviarono a Roma un sacerdote, tale Hosquet, per chiedere al Santo Padre la benedizione contro il lupo: ciò significa che dovevano essere numerosi e che destavano serie preoccupazioni4. Un espediente pratico per catturare i lupi consisteva nello scavare grosse buche dove avrebbero dovuto cadere senza poterne più uscire: queste buche, ancora visibili qua e là, soprattutto nelle Bassa Valle, erano chiamate la tampa, la tampa dou lu, la levéra, la leéira, parole che si possono attestare anche nei nomi di luogo. Aimé-Louis-Marie Vignet des Etoles, Intendente del Ducato di Aosta, in uno scritto del 21 aprile 1778, Mémoire de la Vallée d'Aoste, fornisce indicazioni per costruire queste buche5: devono essere profonde da dieci a dodici piedi (il piede corrisponde a circa 31 cm) con un muro a secco per contenere la terra (assomigliano a pozzi), più larghe in fondo e più strette alla sommità perché l'animale intrappolato non possa uscire, e poi occorre preparare un'esca, un animale vivo o morto, a volte un cane che, abbaiando tutta la notte, richiami i lupi. Attorno alla buca si predisponevano anche paletti acuminati in modo che il lupo, non potendo passare, li superava con un balzo e finiva nella trappola. Coloro che riuscivano ad abbattere un lupo lo consegnavano alle autorità, che provvedevano a tagliargli una zampa o la coda (perché non si potesse portare due volte lo stesso animale), e avevano diritto a una ricompensa, come si può leggere in una circolare del 24 novembre 1815 di Jean-Baptiste Réan, Intendente e Conservatore delle Reali Gabelle e del Tabellione del Ducato di Aosta: per una lupa gravida, 25 franchi; per una lupa non gravida, 20 franchi; per un lupo, 15 franchi; per un lupacchiotto, 6 franchi; per un lupo che si sapesse, con certezza, aver aggredito una persona, 60 franchi6.
I nostri patois possiedono tanti modi di dire, motti e proverbi riferiti al lupo: ne proponiamo alcuni per dare un'idea della presenza del terrore dei boschi nel linguaggio quotidiano.
- Teup comme la gordja dou lu, "buio come la gola del lupo" (ossia buio pesto)
- Entre tchun è lu, "al crepuscolo" (fr. entre chien et loup)
- Te prèdje dou lu è lo lu l'arruva, "si parla del lupo e spunta la coda"
- Li lu i sè rodjon pa entre lour, "i lupi non si divorano tra di loro"
- Ou tut tchun ou tut lu, "o tutti cane o tutti lupo"(corrisponde a o tcheut pou o tcheut pina, "o tutti gallo o tutti gallina": quando si è magari in compagnia e alcuni vorrebbero rincasare mentre altri hanno ancora voglia di far festa, uno dice ou tut tchun ou tut lu!, ossia "o tutti a casa o tutti a far festa!".
- La fan a féi sorte lo lu dou bohc, "la fame fa uscire il lupo dal bosco"
- Lo lu l'a jamé rodjà l'evér, "il lupo non ha mai divorato l'inverno" (prima o poi arriva)
- Maladì di laou, santé di fèye, "malattia del lupo, salute delle pecore"
- Bailla pa te fèye vardé i laou, "non dare le tue pecore in custodia al lupo"
- Lo lu l'a jamé tchouà d'agnéi, "il lupo non ha mai partorito agnelli" (equivale a l'ehcaya a va pa loints dou tronc, "la scheggia non va distante dal tronco": lo si dice spesso di qualcuno che ha ereditato le cattive qualità dei suoi vecchi)
- Rodjà dou lu ou rodjà da lua... "mangiati dal lupo o dalla lupa..."(ése rodja dou lu ou da lua ou tchandja poca, "essere mangiati dal lupo o dalla lupa poco cambia": si dice spesso a proposito di coloro che stanno al potere, che possono avvicendarsi, ma nulla cambia per i sottoposti).
Testo scritto da Saverio Favre
1Zanolli Orphée, Lillianes. Histoire d'une communauté de montagne de la Basse Vallée d'Aoste, Aoste, Musumeci Editeur, 1986, tome second, pp. 408-410.
2Bessi Ronni, C'era una volta il lupo... Alle radici storiche delle cause che provocarono la scomparsa di un canide selvatico dalla Valle d'Aosta, Quart (Aosta), Musumeci, 1998, p. 48.
3Vescoz Pierre-Louis, Le loup, le lynx et l'ours dans les Alpes Graies et Pennines, Aoste, Imprimerie Catholique, 1915, pp. 3-4.
4Zanolli Orphée, Lillianes. Histoire d'une communauté de montagne de la Basse Vallée d'Aoste, Aoste, Musumeci Editeur, 1986, tome second, pp. 408-410.
5Bessi Ronni, C'era una volta il lupo... Alle radici storiche delle cause che provocarono la scomparsa di un canide selvatico dalla Valle d'Aosta, Quart (Aosta), Musumeci, 1998, p. 48.
6Vescoz Pierre-Louis, Le loup, le lynx et l'ours dans les Alpes Graies et Pennines, Aoste, Imprimerie Catholique, 1915, pp. 3-4.
7Zanolli Orphée, Lillianes. Histoire d'une communauté de montagne de la Basse Vallée d'Aoste, Aoste, Musumeci Éditeur, 1986, tome second, pp. 408-410.
8Bessi Ronni, C'era una volta il lupo... Alle radici storiche delle cause che provocarono la scomparsa di un canide selvatico dalla Valle d'Aosta, Quart (Aoste), Musumeci, 1998, p. 48.
9Vescoz Pierre-Louis, Le loup, le lynx et l'ours dans les Alpes Graies et Pennines, Aoste, Imprimerie Catholique, 1915, pp. 3-4.