Uno degli aspetti più complessi e allo stesso tempo più affascinati del canto tradizionale in generale, e della ninna nanna in particolare, è il fatto che queste canzoni, nella maggior parte dei casi, sono sopravvissutegrazie alla tradizione orale, attraverso l'espediente del passaparola, tratto caratteristico delle cosiddette culture a trasmissione orale.
La ninna nanna è fortemente radicata nel contesto sociale rurale e nella famiglia patriarcale, un quadro in cui tale funzione è gestita quasi per intero dalle donne di varie età. La ninna nanna non è cantata soltanto dalle mamme, ma da tutte le donne di casa - nonne, sorelle maggiori, zie - che possono sostituire la figura materna in questo compito.
La ninna nanna riflette la cultura alla quale appartiene e mette in evidenza elementi di mitologia, di storia, di leggende, ma anche una quantità di problemi di natura psicologica, relativi sia alla persona che ai più piccoli, aprendo una porta sulla loro quotidianità e sulla società di quel determinato periodo.
La funzione primaria di una ninna nanna è quella di far addormentare i bambini. Infatti, la voce familiare, che pronuncia una melodia pacata, è capace di conciliare il sonno così come il ritmico dondolio della culla. Uno dei termini più utilizzati e ripetuti è la parola coquetta (v. conquetta, coutchetta… a seconda delle varianti attestate): questa parola ha un’origine sconosciuta anche se, con le dovute differenze, si ritrova in altri testi simili dell’area gallo-romanza e gallo-italica, così come l’altra parola, ponguetta, termine tipico del baby talk (il linguaggio che gli adulti tendono a usare con i bambini). Entrambe le parole, pur non avendo un significato preciso, contribuiscono al ritmo e alla musicalità della ninna nanna.
Ninna nanna per addormentare- Verrayes (ricerca dello Sportello Linguistico, 2009)
Brésàn Brélàn Lè cllotse dè Milan Milan y è mor La fenna i dor Lè minó i ployon Lo valet i tsante La serventa i danse Lo tètè i barse Lo poulì I fé quiquiriquì
Bresàn Brélàn Le campane di Milano Milano è morto La donna dorme I bambini piangono Il garzone canta La domestica danza Il cagnolino abbaia Il gallo fa Chicchirichì
Ninna nanna per addormentare- Cogne (Concours Cerlogne n°16, 1977-78)
Din don dan La tchotse de Milan Milan l’et mor La fenna i l’et d’or Le mèina que pieuron Lou valet que fai la poulenta Lou tsin tire eun pet Va se catsé dezot lou ban E reste pique Tchedjó A sentì lo gramo fió
Din don dan La campana di Milano Milano è morto La donna è d’oro I bambini che piangono Il garzone che fa la polenta Il cane fa una scorreggia Va a nascondersi sotto la panca E non rimane che Tchedjó A sentire il cattivo odore
Ninna nanna per addormentare- Torgnon (ricerca dello Sportello Linguistico, 2009)
Din don dan La cllotse dè Milan Milan y è mor La fenna i dor Lé minó i ployon Y an beuttó su lo peló Y an aguetó sè y è proi saló Y chè son beurló La poueunte dou no Y an robató Dju pé la cllèiva di Bezenvó
Din don dan La campana di Milano Milano è morto La donna dorme I bambini piangono Hanno messo a cuocere la pappa Hanno assaggiato se è abbastanza salata Si sono bruciati La punta del naso Sono ruzzolati Giù per il pendio dei Besenval
Ninna nanna per addormentare- Ayas (Concours Cerlogne n°16, 1977-78)
Din è din dan Le quiotche dè Milan Milan l’è mort La fenna a dor Li mèinà i piouron Le djéléne i crotsoulon Lo djal ou tchanta Su so la bantcha Quiquiriquì
Din e din dan Le campane di Milano Milano è morto La donna dorme I bambini piangono Le galline crocchiano Il gallo canta Su sulla panca Chicchirichì
Ninna nanna per addormentare- Montjovet (Concours Cerlogne n°16, 1977-78)
Néna conquetta La mamma vat a messa Lo pappa vat ou bô Néna barmatô Li fillette son vià i violette Li bardasìn son vià i brotìn Troularérourérourìn Néna néna dor piquió Dor tanque demàn é pioura pa
Ninna conquetta La mamma va a messa Il papà va nel bosco Ninna barmatô Le ragazzine sono via a (raccogliere) violette I ragazzini sono via a (raccogliere) rametti Trolarérourérourìn Ninna nanna dormi piccolo Dormi fino a domani e non piangere
Ninna nanna per addormentare- Champorcher (Concours Cerlogne n°16, 1977-78)
Arrevoun siz d’Isseugni tot a pià È portoun lou sonnou i mén meinà Arrevoun siz dè Vezèi Avouì oun tropì dè tsevrèi Ma lou pitchout y at dza tchou li-z-euill È leur s’en van Per la gordzi dè Peseuill
Arrivano quelli di Issogne a piedi E portano il sonno ai miei bambini Arrivano quelli di Visey Con un gregge di capretti Ma il piccolo ha già chiuso gli occhi E loro se ne vanno Per la gola di Pousseuil
In alcune ninne nanne, accanto alla funzione originaria di addormentare il bambino, troviamo la funzione di far mangiare il piccolo. In questo caso traspare una relazione intima tra le due attività, così legate tra di loro e prioritarie nel mondo dei più piccini. Uno degli elementi che si incontra più frequentemente è l’ecouéila di popón, la scodella del bambino, dove la mamma e il papà possono lasciare caramelle e ogni sorta di dolciumi… a patto che il bimbo sia obbediente e dorma tranquillo.
Ninna nanna per addormentare legata all'alimentazione- Torgnon (ricerca dello Sportello Linguistico, 2009)
Nénón popón Lo pappa i vén dè messa La mamma i vén di pro Mon peuo minó Què t’a baillé l’énqueà ? Tcheucca dè pan é dè caillà Què te n’o fé ? N’é to medzé
Ninna bebè Il papà viene da messa La mamma arriva dai prati Mio povero bambino Cosa ti ha dato il parroco? Un po’ di pane e di cagliata Che cosa ne hai fatto? Ho mangiato tutto
In altri casi ancora, accanto alla funzione “addormentare”, possiamo individuare la funzione “pregare”: il senso religioso, così presente nella quotidianità della società rurale di una volta, costituisce un valore aggiunto per la ninna nanna perché dona un senso di protezione, di luce, di veglia sul sonno del bambino. In questo modo il piccolo può riposare comodamente, sicuro di essere vegliato dal cielo.
In alcuni casi- di sicuro meno piacevoli- troviamo la compresenza dell’elemento “addormentare” con quello di “minaccia” o perfino di “paura”, senso diametralmente opposto a quello tradizionale di tenerezza delle ninne nanne classiche. La ninna varda, che comunque mantiene una parte più dolce, richiede al bambino di addormentarsi se non vuole- ad esempio- “fare la fine del topo” (féye la feun di rat) o, nel peggiore dei casi, “che il diavolo lo porti via” (que lo djablo lo portèye ià).
Spesso la minaccia passa attraverso la figura della tsapletta, la terribile protagonista di tante storie orali valdostane. La tsapletta è un malvagio uccello notturno, a volte identificato con la civetta. Questo animale talune volte si occupa di acchiappare i ragazzi che di notte escono ià pe feuille al chiaror di luna, in altre occasioni può decidere di tagliare i vestiti dei bambini che non sono obbedienti, come quelli che non hanno voglia di andare a dormire.
Ninna nanna con funzione di addormentare e di "minaccia"- Allein (ricerca dello Sportello Linguistico, 2009)
Se te drumme pa la tsapletta Te tsapple tri tri tri Te la sen lé pe lo doille di beuro Ara l’a dza fé lo premé etselé Ara l'é i secón Ara l'é devàn la pourta Te sen la pourta que siclle Ara l'é dza i fon de la coutse Toppa-té é cllou le-z-oué piatro T'accappe
Se non dormi la civetta Ti trita tri tri tri La senti lì nell’orcio del burro Adesso ha già fatto il primo scalino Adesso è al secondo Adesso è davanti alla porta Senti la porta che cigola Adesso è già in fondo al letto Copriti e chiudi gli occhi altrimenti Ti prende
*La tsapletta, un uccello notturno del bosco talvolta identificato con la civetta, è uno dei personaggi maggiormente noti nelle storie per bambini per far loro paura.
Ninna nanna per addormentare con l'elemento "'paura"- Perloz (ricerca dello Sportello Linguistico, 2009)
Tata burata Buratìn Tré tchahtagne Ent’in garbìn Eunna a mé L’atra a té L’atra a y a viéya Qu’a vèin dé djeu per lé A l’a tuit i den rouyèn A fè peura a tuit i djen
Tata burata Buratìn Tra castagne In un cestino Una a me Una a te Una alla vecchia Che viene da giù per lì Con tutti i denti arrugginiti Fa paura a tutta la gente