Questa pubblicazione, che è stata finanziata con la legge n. 482 del 15 dicembre 1999, che prevede la tutela delle minoranze linguistiche storiche, è inerente alla ricerca Rire, courir, jouer, realizzata dalla scuola dell'infanzia Octave Bérard di Chesallet - Sarre , in occasione del 55° Concours scolaire de patois Abbé J.-B. Cerlogne (anno scolastico 2016-2017).
Si propone, da un lato, di valorizzare il lavoro svolto dagli alunni e dagli insegnanti, al fine di premiare il loro impegno, la qualità del risultato finale e l'interesse che suscita e, dall'altro, di incoraggiare nuove produzioni in francoprovenzale che possano contribuire alla prosecuzione, di anno in anno, della bella avventura del Concours Cerlogne.
Ridere, correre, giocare è in qualche modo il motto dei bambini, di oggi e di ieri, anche se il modo di divertirsi è cambiato molto nel corso del tempo.
Un gran numero di giochi è stato trasmesso da generazione a generazione ed è tuttora attuale, per quando riguarda i giocattoli, la situazione è cambiata notevolmente: basta sfogliare le pagine di questo libro per constatare che il trenino era fabbricato con delle scatole di sardine e che la bambola era confezionata dalla mamma, con degli stracci.
In questa pagina, è possibile scaricare il libro nella sua versione originale e anche la sua traduzione in lingua francese e in lingua italiana, nonché le registrazioni fatte dai bambini e dalle maestre della scuola materna di Chesallet.
Quando giochiamo con la neve Quando mi fanno dei gesti Quando mi fanno il solletico Quando la mamma pesta la coda del cane Quando mi scattano una fotografia Quando faccio carnevale Quando corro dietro alle farfalle Quando si fa festa Quando la maestra ci dice che non si ricorda più le cose Quando la mamma ci racconta delle storie Delle belle storie che mi fanno ridere Quando giochiamo a chi fa le più brutte boccacce Quando corro per i prati Quando ci vestiamo con abiti ridicoli E giochiamo che siamo delle principesse Quando papà mi racconta che ha fatto il soldato Quando salto sul letto con mio fratello Quando vado a sciare con papà
Quando ero piccola, la mia scuola si chiamava asilo. Non amavo andarci e piangevo quando dovevo lasciare mamma. A Dolonne, il mio villaggio, durante l'inverno veniva molta neve e a turno gli uomini ci portavano tutti su una slitta trainata da un cavallo. Quando nevicava ci coprivano con una coperta. Come ridevamo su questo strano scuolabus!
A scuola non ridevamo, giocavamo poco, sempre zitti a fare le aste. Nel cortile della scuola c'era solo un'altalena. Non altri giochi! Noi giocavamo a prendere, a nascondino… ho imparato a parlare l'italiano a scuola; a casa parlavamo patois. Non andavamo a giocare dai vicini. Ci si dava appuntamento sempre nella piazza del villaggio.
Mamma e papà tenevano il negozio di Dolonne. Lì si vendeva un po' di tutto; potevo mangiare qualche caramella, ma chiedevo per favore, per piacere e soprattutto dicevo grazie.
C'era ancora il telefono pubblico. Mio papà è stato uno dei primi a guidare la macchina e a portare i turisti giù ad Aosta.
Sono nato in inverno, nel villaggio di Petchou-Cré, a Sarre; siamo una famiglia di calabresi. Quell'anno è venuta tanta neve e la levatrice non è riuscita a venire per farmi nascere. La signora più vecchia del villaggio ha aiutato mamma e io sono nato. Quella donna saggia sapeva fare di tutto: raccoglieva le erbe per le tisane; faceva il secret e faceva il lavoro di tre o quattro medici.
Mi lavavo in una bacinella di ferro e con una spazzola ci strofinavamo. Mangiavamo presto. Quasi sempre pasta e fagioli. Non si facevano capricci.
Quando eravamo piccoli, eravamo molto birichini. Non avevamo la televisione, stavamo fuori; a giocare dal mattino alla sera, rientravamo a casa solo per mangiare.
Correvo tutto il tempo sulle pietre. Cadevo, mi sbucciavo le ginocchia, arrivavo a casa pieno di sangue e mamma mi dava una botta sul sedere. Sempre coi pantaloni corti, ma d'inverno le gambe avevano dei granellini di ghiaccio. Sono andato a scuola con mia sorella, non ridevamo. Alle elementari qualche volta ci addormentavamo sui banchi facendo le aste su delle piccole lavagnette. A scuola ci parlavano anche patois.
Con le scatole di sardine giocavamo a fare il treno.
Abbiamo sempre amato intagliare il legno. Il primo pezzo che ho fatto era di quando ero piccolo.
Giocavamo sulle cataste di legna ma il più vecchio del villaggio era solito fare la guardia. I giochi di una volta e lavorare mi hanno fatto amare la mia vita. Quando rastrellavamo il fieno, si facevano i covoni e i bambini dovevano calpestare il più possibile il fieno.
Un gioco che amavo tanto: saltare sul fieno per le grange del villaggio. Con i pantaloni corti mi graffiavo tutte le gambe. I giochi più divertenti erano quelli che ci permettevano di correre per i prati. Quando si faceva la grappa gli anziani ci raccontavano storie di streghe, di fantasmi, di sinegoghe… ma dopo, la notte che paura di uscire per i viottoli…si correva tutto il tempo.
Quando ero piccola giocavamo con poche cose. I palloni erano fatti di stoffa, non di gomma. Giocavamo sempre fuori casa…si giocava a carte.
Nel gioco della settimana bisognava saltare su un piede solo!
A casa giocavamo vicino al fuoco con la bambola di stracci che ci aveva fatto la mamma.
Io, Giovanni, quando ero piccolo, giocavo con i sassi: si tracciava una riga e vinceva chi riusciva a tirare la pietra più lontana. Si giocava coi bottoni che prendevo di nascosto alla mamma. Non avevamo le biglie di vetro.
A caccia di lucertole con i bastoni della nonna.
Le ruote delle biciclette: vinceva chi arrivava primo in fondo alla strada.
Il gioco più divertente: correre, bussare alle porte del villaggio e non farsi scoprire. Il convento delle suore aveva il campanello. Io suonavo e poi la punizione.
Giocare a nascondino…che bello tutti insieme fino a sera.
A scuola di pregava il mattino quando entravamo, e quando uscivamo. Il pomeriggio non andavamo a scuola ma si rimaneva a fare i compiti… il libro che avevamo era il sussidiario.
A casa, i bambini raccoglievano le pannocchie per i campi… che divertente! E dopo si contavano. Chi ne aveva di più vinceva.
Ho imparato a nuotare nei canali e nei ruscelli.
Intagliavamo dei pezzi di legno per fare delle fionde e gli archi.
A casa aiutavo papà e mamma a raccogliere le ghiande per i maiali.
E quando si mieteva il grano, noi bambini, dopo che la paglia era stoccata nel fienile, ci saltavamo sopra. Non si vinceva mai nulla, ma noi eravamo sempre felici…felici…e si rideva tutti insieme.
Quando ero piccola giocavo sempre con mio cugino nel bosco. Io bambina, giocavo agli indiani, ai cowboys, alla guerra. Cercavamo dei pezzi di legno per fare pistole e lame. Ci immaginavamo le cose più strane.
Da sola giocavo a fare da mangiare: dentro la scatola mettevo delle foglie secche. Prendevo delle tegole rosse per fare il sugo della pasta.
Si giocava sempre all'aperto e d'inverno con gli stivali di gomma sulla neve…senza tante storie…
La mia bambola è arrivata che io avevo quasi dieci anni. Il gioco più bello che ho avuto era un gatto: Silvestro (bianco e nero). Veniva a scuola e tornava a casa con me tutte le sere.
Ho sempre amato i libri, le storie e lavoro fra i libri… in biblioteca.
Il lavoro di papà era quello di tagliare legna. Ho sempre amato le piante e cercare funghi… che bello… e che contenti eravamo quando ne trovavamo…
Mio padre con il coltello intagliava delle mucche di legno e insieme ai miei cugini giocavamo a portare le mucche al pascolo.
Mio nonno era un uomo giudizioso, un saggio che sapeva tante cose. Non giocava con me ma mi parlava e mi diceva: “ Lascia scegliere prima agli altri, non prendere ciò che vuoi, perché qualche volta quello che non scelgono gli altri potrebbe essere un guadagno per te”.
Il gioco di chi ruba bandiera Noi giocavamo sempre fuori Il gioco di strega comanda color Con il nonno giocavo a fare la maestra Sul balcone giocavo al parroco
Correre per i viottoli Intagliare il legno Il gioco dei cerchi Camminare sulle pietre Il gioco dell'equilibrio Ascoltare le storie Saltare sul fieno
Correre per i viottoli Intagliare il legno Il gioco dei cerchi Camminare sulle pietre Il gioco dell'equilibrio Ascoltare le storie Saltare sul fieno
Coucoù, mio povero gallo Che cos'hai, mio povero gallo? Ho freddo alle zampe Mettiti le scarpe! Non ne ho Cosa ne hai fatto? Le ho vendute al parroco E lui cosa ti ha dato? Un sacco di grano E cosa ne hai fatto? L'ho tutto mangiato E allora vai via
Batterie elettroniche Tablet Lego Memory Televisione Cartoni animati Giocare con il tamburino Pista di macchinine radiocomandate Peluche Costruzioni Barbie Harry Potter Andare in piscina Giocare a basket Giocare a calcio Giocare alla famiglia Gioco delle spie Partecipare ai corsi di danza Pattinare Fare sci con papà portando il casco