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Il pane nero

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Il pan ner - letteralmente "pane nero" - è il tradizionale pane valdostano, prodotto con un'alta percentuale di farina di segale, che veniva preparato, solitamente una volta all'anno, nei forni comunitari, presenti in quasi ogni villaggio, e conservato nelle tipiche "rastrelliere" per essere consumato durante l'inverno, accompagnato da brodo, latte o brossa.

La cottura del pane costituiva un momento importante, non soltanto dal punto di vista alimentare (in passato il pane, infatti, era alla base della dieta), ma anche dal punto di vista sociale. Le testimonianze d'epoca ci raccontano di occasioni d'incontro, talvolta quasi di festa, tra famiglie, momenti in cui la fatica era alleviata dal piacere di stare insieme.

Ritrovate in questa sezione i materiali realizzati per l'occasione! Testimonianze orali tratte dagli archivi del BREL, il lessico degli oggetti legati alla panificazione nei patois di Perloz e di Etroubles e un'interessante scheda tematica sulla cerealicoltura in Valle d'Aosta.

Parole di pane

Illustrazioni:

Henriette Jorioz

I racconti del pane nero

Documenti sonori:

Regione Autonoma Valle d'Aosta
Assessorato Istruzione e Cultura
Archivio BREL
© Tutti i diritti riservati

Audio

Sarre, 1982

« Oh, ma che buon profumo di pane nero ! Sì che si sentiva da lontano quel buon profumo e sì che il pane era buono! Avevamo dei bei forni che facevano il nostro pane nero e adesso niente… Pane buono, non ne mangiamo più! »

Courmayeur, 1983

« Il fornaio controlla quando il pane è ben cotto. È sempre la stessa donna che ha fatto il lievito che bussa su ogni pane per controllare che siano ben cotti… »

Cogne, 1983

« …e poi, ogni famiglia faceva cuocere quando era il suo turno… A volte era quasi una festa in famiglia…… »

Québec, 1983

« Il pane, lo facevamo in autunno, nel mese di novembre... »

Challand-Saint-Anselme, 1984

« Perché mangiavamo tutto l’anno il pane duro noi qui, mica il pane bianco… Era già una fortuna avere abbastanza pane duro ! »

Villeneuve, 1984

« Ll’a bièn de dzi, de dzoén-o, on prèdze, on ri… lo ten passe ! »