Ottobre 2018
L'italiano e il francese, per indicare i giorni della settimana, si servono di formazioni del tipo lunæ dies, martis dies del latino che hanno dato luogo, rispettivamente, a lunedì, martedì e lundi, mardi, ecc. Il francoprovenzale invece, come d'altronde anche l'occitano e il catalano, si serve di formazioni in cui dies precede invece di seguire l'altro elemento, rappresentato in genere dal nome di una divinità, come lo dimostrano gli esempi relativi alle parlate valdostane:
Deleun da dies lunæ “il giorno della Luna”
Demars da dies martis “il giorno di Marte”
Demécro da dies mercuri “il giorno di Mercurio”
Dedzoù da dies jovis “il giorno di Giove”
Devendro da dies veneris “il giorno di Venere”
Desando da dies sambati “il giorno del sabbat” ossia il giorno di riposo per gli Ebrei
Demendze da dies dominicus “il giorno del Signore”
Un altro caso in cui l'ordine degli elementi costitutivi di una locuzione viene invertito è rappresentato da giovedì santo e venerdì santo, jeudi saint e vendredi saint in francese, ma sen dedzoù e sen devendro in patois.
Spesso i giorni della settimana vengono associati a ricorrenze o a rituali che cadono proprio in quel giorno: lo deleun de Paque, il lunedì dell'Angelo o Pasquetta, lo demars gra, il martedì grasso o di carnevale, lo demécro di Seundre, il mercoledì delle Ceneri, lo dedzoù gra o lo dedjoûes pantsù, il giovedì grasso o di carnevale, le devendro de Carèima, i venerdì di Quaresima (un tempo giorni di digiuno e astinenza), la dumindje di Raméi, la demendze de la Ramoliva o la Ramoliva, la domenica delle Palme.
Anche i proverbi, dal canto loro, non mancano, benché alcuni giorni sembrino essere privilegiati rispetto ad altri (esempi liberamente tratti dal Nouveau Dictionnaire de Patois Valdôtain di A. Chenal e R. Vautherin):
Can Tsalende l'è lo deleun, de trèi bou fat nen tsouére eun (var. eun nen eunverne que eun) : Quando Natale cade di lunedì, di tre buoi bisogna ammazzarne uno (var. se ne sverna uno solo)
Payé la semana di trèi dedzoù: pagare la settimana dei tre giovedì (ossia non pagare mai)
L'è pa todzor féta pe dedzoù: non è sempre festa di giovedì (ossia: non bisogna pretendere che diventi regola ciò che si concede eccezionalmente. Si dice spesso quando cisi rifiuta di accondiscendere a un capriccio dei bambini)
Dzen solèi lo devendro, croué ten la demendze: bel sole di venerdì, brutto tempo di domenica
Lo devendro, lo pi dzen o lo pi mouendro: il venerdì, il più bello o il più brutto
La levà di devendro vat tanque i desando: il cielo che si rasserena di venerdì, si mantiene fino a sabato (si tratta, in altri termini, di una breve schiarita)
Ll'et pa de feuille sensa amour, ni de desando sensa solèi: non ci sono ragazze senza amore, né sabati senza sole
Lo desando la Sente Vierje esteurie lo leundzo i-z-andze: di sabato la Santa Vergine stira la biancheria agli angeli (in quel giorno il sole non può che brillare)
Can plout demendze mateun, totta la semana féit croué ten: quando piove di domenica mattina, il tempo sarà brutto per tutta la settimana
Se nèit la demendze grasa, tot l'an la tèra grasa: se nevica la domenica di carnevale, la terra sarà grassa (umida) per tutto l'anno
E tra i rituali tradizionali: Se lavé le jeu i son di Gloria lo sen desando: Lavarsi gli occhi al suono del Gloria il sabato santo.
Testo di Saverio Favre